Maschile o femminile? Femminile o femminista? Tutto insieme. Chi ancora non conosce le inchieste alla maniera di Petra Delicado, ispettore della Polizia di Barcellona, si affretti a scoprire Alicia Giménez-Bartlett: autrice di molti gialli, tutti godibilissimi proprio grazie al suo alter ego. Come un Maigret cresciuto nel femminismo, Petra capisce ogni aspetto della vita (e in questi casi anche della morte!) molto più dei suoi colleghi uomini: il rigidissimo commissario Coronas e il complicato simpaticissimo viceispettore Garzón, che la fanno disperare. Perché? Perché troppo spesso mancano di leggerezza e abbondano di protervia. Allora trascurano particolari importanti e infine (molto alla fine!) sono costretti ad ammettere che le donne, quelle come Petra, hanno una marcia in più.
Qualche esempio tratto da Un bastimento carico di riso, Sellerio editore come tutti gli altri gialli di questa autrice:
«Bevvi il mio latte in silenzio. Gli uomini sono strani, pensai. Difendono ferocemente il loro territorio, ma sono capaci di grande tenerezza e affetto. A volte si comportano come cuccioli di cocker e altre come lupi infuriati. Ma è inutile trarne un bilancio negativo, perché li trovo più affascinanti di ogni altro essere vivente, eccezion fatta per il colibrì».
(…)
«Ebbi paura, una paura spaventosa perché quello sguardo mi aveva condotto ai confini di un territorio che esisteva anche dentro di me».
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«Quando ci si può ritenere liberi dalle ombre e dai dubbi che l’altro sesso proietta su di noi? Una volta superati gli ottant’anni? In seguito a una brutta esperienza? Dopo un disastro naturale? Mai, immagino. Né la vecchiaia, né il fallimento, né un terremoto devastante riusciranno mai a far cadere dalla mano del demonio la mela più lustra e appetitosa del mondo».
A tutti, maschi e femmine, buona estate e buona lettura
Dopo il lancio del suo nuovo libro Osti sull’orlo di una crisi di nervi (Ed. Terre di Mezzo, 10 euro) pochi giorni fa alla Biblioteca del Parco Sempione, un altro happening lunedì 24 ore 19 alla libreria Malafarina (specializzata in cultura gastronomica) di Milano. Se appena posso ci torno, a sentire la presentazione (
Cattivo come l’Uomo Nero? No no, non è così, garantisco, nonostante le sembianze: Visintin è una persona molto amabile! È soltanto un Uomo Mascherato che ha la mania di visitare i ristoranti in incognito e a sorpresa, senza farsi riconoscere. Perciò non può mostrare la sua faccia, e preferisce intabarrarsi (come nella foto) anche in una torrida giornata di giugno, piuttosto che svelarsi a chicchessia. Un comportamento «irritante», per molti. «Etico», per altri. «Troppo etico!» per altri ancora. Però alla fine tutti adorano le sue recensioni, che guarda caso in questo modo corrispondono sempre a verità, senza fare sconti a nessuno. Mentre fanno anche parecchio ridere, invece. Insomma, vien proprio da dire “Chapeau!”. Sarà per quello che indossa sempre anche il cappello?
Son saltata in macchina con l’orologio che faceva il conto alla rovescia (ottima metafora per la Banca Popolare di Milano di piazza Sicilia), ho raggiunto l’altra filiale in piazza Wagner, ho parcheggiato davanti, in divieto di sosta, temendo di prendermi anche la multa (ma invece no), sono entrata dieci minuti prima della chiusura e siccome c’era coda, il cassiere si è anche lamentato che era tardi, e che se tutti facessero così.. Per vendetta gli ho fatto perdere ulteriore tempo raccontandogli la dolorosa historia, ha detto che sì, in effetti i clienti li può avvisare soltanto la Sede centrale, e che però non essendo sua specifica competenza…
Anche sì. Il mio dentista da circa vent’anni non si sente più obbligato a prescrivere antibiotici dopo estrazioni, impianti, e persino in caso di courretage (che è una tecnica terapeutica abbastanza cruenta). Come mai? Perché oltre che fare molto bene il suo mestiere di dentista, gli piace anche fare il medico. E ha continuato sempre a studiare e a perfezionarsi, andando oltre la semplice specialità di odontoiatria. Ha frequentato il corso postuniversitario triennale della Guna in Omeopatia e Omotossicologia, e ai suoi pazienti prima di ogni intervento consiglia di assumere in dosi appropriate Echinacea compositum e Arnica compositum: la prima previene le infezioni, la seconda le infiammazioni. Naturalmente prima di praticare queste terapie, ha esaminato studi scientifici che ne confermavano l’efficacia, ma nonostante tutto capitava che all’inizio alcuni suoi colleghi storcessero il naso: «Come, senza antibiotici? Ma è una pazzia» dicevano, trascurando però i numerosi effetti collaterali che hanno gli antibiotici, ampiamente descritti sui terrorizzanti bugiardini che si preferiscono non leggere. Eppure.
Per scandalizzare fino in fondo gli scettici, o peggio ancora i prevenuti, bisogna dire che il dottor Wxxxxx (non gli ho chiesto l’autorizzazione a citarlo pubblicamente, ma posso farlo in privato con chiunque) non è tanto contrario agli antibiotici per partito preso, ma è invece è piuttosto critico rispetto al modo in cui i medici li prescrivono: in genere senza antibiogramma, indispensabile per l’efficacia della terapia contro il batterio specifico; altrimenti, è come puntare alla lotteria, anche se il paziente non lo sa. Il mio caro dottore dice sempre che gli antibiotici, se vanno usati, vanno usati bene: bene vuol dire anche solo in casi necessari. E siccome è un dentista bravo ma anche un medico olistico che non cura solo i denti ma tutta la persona, caso per caso preferisce utilizzare il test chinesiologico per capire se quella persona, e non un’altra, è più adatta alle terapie convenzionali oppure no. Poi sceglie di conseguenza. Siamo lontani dalle sciocche dicerie che le medicine non convenzionali non fanno niente, che i medici non tradizionali sono dei criminali etc. etc.: lontani anni luce. E più vicini al lume della ragione.
Con il metodo Scotland, ovvero il piano stilato dalla baronessa Patricia Scotland, ex Guardasigilli del governo laburista ed ora membro della Camera dei Lord, fondatrice del Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence (EDV). A chi deve interessare questo risultato? A tutti, uomini e donne, ma soprattutto ai nuovi politici che si accingono a governare dopo le elezioni. I quali, tutti, devono studiare: per capire come si affronta e si risolve questo tragico fenomeno italiano (120 vittime nel 2012!).
compresa una consulente fiscale che vent’anni fa, quando presentai le dimissioni dalla grande azienda editoriale per cui lavoravo, mi disse “Non versi nessun contributo volontario, perché quando lei arriverà all’età della pensione non ci saranno più le pensioni, e questi soldi non glieli restiturà più nessuno. Piuttosto, amministri bene i suoi risparmi e la liquidazione”. Erano gli anni ’90, quindi oggi possiamo dire che già da allora si sapeva che cosa sarebbe successo.
Dunque mi ero organizzata, felice della mia professione di freelance, con un figlio piccolo che non andava ancora all’asilo. Tutto bene? No, perché comunque i miei 11 anni di contributi li ho buttati al vento, nelle casse di uno Stato che non è stato degno di questo nome (
Per fortuna però qualcuno che sa pensare ancora c’è: Emanuele Ferragina, ricercatore catanzarese espatriato che insegna Politiche sociali a Oxford, ha appena pubblicato il libro
È il titolo di un libro-inchiesta appena uscito in cui si denunciano, dati alla mano, le più importanti truffe alimentari che avvengono sotto i nostri occhi di consumatori quasi sempre ignari: con i consigli per non cascarci. Pare proprio, infatti, che anche la dieta mediterranea sia diventata il nuovo business della mafia, altro che «made in Italy». E come accade negli altri settori, i controlli sono troppo pochi (ulteriori dettagli sul giro d’affari della criminalità organizzata nel settore agroalimentare
Su 9 bottiglie di olio evo, solo 7 sono autentiche e solo 4 sono italiane. E così per i pomodori: su 4 lattine, 3 sono italiane per finta, perché confezionate con pomodori che arrivano dalla Cina compresi di muffe e scarti illegali. Mozzarella di bufala? Il 50% è fatta con latte straniero (India, Polonia, Lituania), e conviene comprarla solo se costa almeno 11 euro al chilo. Non parliamo neanche dei formaggi fusi: quelli invece sono fabbricati con latticini marci asiatici riciclati dalla camorra; meglio comprare formaggi con nomi veri come fontina, parmigiano, pecorino. E attenzione anche al prosciutto, per chi lo mangia: 1 su 4 soltanto è italiano, anche se marchiato Parma o San Daniele.
Del pane avevo già parlato
Altre conferme del fatto che
Tutti diversamente irresistibili: senza distinzione di epoca, di impegno, di fama, di genere letterario, e tantomeno di genere. È soltanto la segreta maestria con la quale i narratori usano il linguaggio: preludio dello stile che proseguirà nel corso di tutto il romanzo, rendendolo senza dubbio più interessante rispetto ad altri. Quasi una garanzia. Ognuno può convincersene facendo un po’ di scouting nei propri scaffali. È un gioco divertente, e anche molto istruttivo.
Ecco, senza offese per nessuno, io questo libro non lo sceglierei. E comunque, per rispetto nei confronti di tutti, non dirò il titolo. Mentre cito una volta di più Giuseppe Pontiggia, maestro di scrittura creativa e virtuoso come un musicista virtuoso (forse persin troppo!) nell’incipit del romanzo La grande sera: «Dopo aver atteso altri dieci minuti sdraiata sul letto, lo sguardo al soffitto inclinato, le mani sulla coperta, attenta a qualunque rumore salisse dalle scale, cominciò ad avere paura».
Non è indispensabile usare la carne per realizzare ricette gustose, e questo è un esempio. Il seitan è un cibo molto proteico, e anche salutare. Si trova ormai biologico in quasi tutti i supermercati: basta saperlo cucinare nel modo giusto. Alla veneziana, per dire. Quando lo preparo per i miei ospiti, piace a tutti.
C’era una volta in un lontano paese della Cina settentrionale un vecchio contadino che lavorava i campi, e sapeva interpretare il senso della vita. Quando un giorno il suo cavallo fuggì, tutti i vicini gli dissero «Oh, che disgrazia! e adesso come farai a lavorare la terra senza il cavallo?» e lui rispose «Disgrazia? Staremo a vedere».