Altre conferme del fatto che gli insegnamenti dei bravi scrittori vanno seguiti (primo diktat in assoluto: «Per imparare a scrivere occorre avere molta voglia di leggere»). Poi, in ordine di lettura, «l’importanza dell’incipit per capire subito il valore e lo charme di un romanzo». Perciò qui prosegue l’elenco di incipit interessanti, inaugurato in un precedente post:
- «Non occorre saper giocare a poker per capire quello che mi è successo, e mi è successo qualcosa di grave».
- «Era una passeggiatrice, ma ci vedeva poco».
- «La famiglia che abita sopra di noi ha da qualche anno il vento in poppa».
- «–Pierre, in giardino c’è qualcosa che non va, – disse Sophia».
- «Era stato staccato un pannello della cattedra per guardare le gambe della supplente»
- «Matilde era una modista di Parigi appena ventenne quando fu sedotta dal Barone».
- «Erano insieme: erano felici».
Tutti diversamente irresistibili: senza distinzione di epoca, di impegno, di fama, di genere letterario, e tantomeno di genere. È soltanto la segreta maestria con la quale i narratori usano il linguaggio: preludio dello stile che proseguirà nel corso di tutto il romanzo, rendendolo senza dubbio più interessante rispetto ad altri. Quasi una garanzia. Ognuno può convincersene facendo un po’ di scouting nei propri scaffali. È un gioco divertente, e anche molto istruttivo.
Per contrasto, ecco l’incipit un altro romanzo preso a caso dalla mia biblioteca: «Nel monastero di Santa Radegonda in Milano visse e operò, all’incirca dalla prima metà del 1700, tale Rosalba Guenzalina, monaca benedettina».
Ecco, senza offese per nessuno, io questo libro non lo sceglierei. E comunque, per rispetto nei confronti di tutti, non dirò il titolo. Mentre cito una volta di più Giuseppe Pontiggia, maestro di scrittura creativa e virtuoso come un musicista virtuoso (forse persin troppo!) nell’incipit del romanzo La grande sera: «Dopo aver atteso altri dieci minuti sdraiata sul letto, lo sguardo al soffitto inclinato, le mani sulla coperta, attenta a qualunque rumore salisse dalle scale, cominciò ad avere paura».
Per giocare al quiz, tutti gli altri titoli sono qui sotto. Come sempre, buona lettura.
1. e 2. Giorgio Scerbanenco, Milano calibro 9
3. Dino Buzzati, Siamo spiacenti di
4. Fred Vargas, Chi è morto alzi la mano
5. Erri De Luca, In alto a sinistra
6. Anaïs Nin, Il delta di Venere
7. Irène Némirovsky, I doni della vita
C’era una volta in un lontano paese della Cina settentrionale un vecchio contadino che lavorava i campi, e sapeva interpretare il senso della vita. Quando un giorno il suo cavallo fuggì, tutti i vicini gli dissero «Oh, che disgrazia! e adesso come farai a lavorare la terra senza il cavallo?» e lui rispose «Disgrazia? Staremo a vedere».
In tanti anni di guida in città ho notato una regola che sembra magica ma non lo è: se ti senti a posto con te stesso, se possiedi un po’ di serenità e di equilibrio, girare in macchina a Milano non è un’esperienza spiacevole come ci si aspetterebbe. Se ti senti bene, succede che all’incrocio, al semaforo, gli altri ti riconoscono la precedenza, rallentano, qualche volta accade persino che ci si scambi un sorriso. Purtroppo vale anche la regola opposta, la più diffusa: ti taglio la strada, ti supero, poi rallento, mi metto sulla corsia sbagliata della svolta a destra ma non mi importa se ti intralcio; oppure so che avresti la precedenza ma me ne frego, perché vado più veloce e quindi sono più furbo. Protetto nel mio personale abitacolo, pronto a scattare facendo gestacci, non capisco che tale atteggiamento è utile solo a star male e a far star male gli altri. Con l’ulteriore effetto collaterale che magari ogni tanto qualcuno scende con il cacciavite, e allora la delinquenza assume risvolti più pulp.
«Unica chiave generale: l’odio. Dentro fuori sopra sotto – la colpa è di tutti tranne che di colui che al momento sta urlando più forte il suo odio, con immane certezza.» scrive Giovanna Nuvoletti nel suo
«Un guazzabuglio (post)moderno!»,
E per associazione di idee, appunto, quello che insegnava Platone, allievo di Socrate e maestro di Aristotele, quasi 2500 anni fa? Rileggiamo, anche all’infinito, le Idee di Platone e il
Perché Auguste non è un maggiordomo qualsiasi, è il servitore di Honoré de Balzac, protagonista del romanzo Memorie di un fedele servitore. Qual è il segreto che lo ossessiona? Ce lo racconta, ma le parole per dirlo mettono paura. Fanno precipitare fin dalle prime pagine in un intreccio di comédie humaine, dramma shakespeariano e tragedia greca: una tragédie humaine che percorre tutto il libro, inseguendo un mistero.
Fino al compiersi di un destino beffardo (e ineluttabile!) che si svelerà alla libreria Feltrinelli di via Manzoni venerdì 12 aprile, mese crudele proprio come la storia di Auguste. Ne leggerà alcuni brani Elia Schilton, perfetto interprete postmoderno anche dei tormenti di Auguste. Con lui l’autrice Rosa Romano Toscani (scrittrice e psicoterapeuta fondatrice della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica) e Gabriella Ledda, giornalista del Corriere della Sera. Ci vediamo lì.
Sempre i miei meravigliosi maestri di scrittura Crovi e Pontiggia (dei quali ho già parlato 


Appuntamento in via Bagutta, con il pretesto di ricomprare il mio profumo preferito, la dolce Ambre Extrême.
Ma il vero scopo della visita era, come sempre, annusare molteplici intrecci di essenze create dai migliori cosiddetti “nasi” di Francia, quelli che non utilizzano ingredienti sintetici a differenza dei normali brand commerciali.
E lì, nel piccolo negozio, ci ha accolto sorridente Emilia, una specie di fatina coltissima che, un po’ come Virgilio, ci ha accompagnato in questo caso nel regno dei profumi: raccontandoci storie favolose di legni esotici come il Vetiver del Brasile e di fiori rari come il Tiaré e l’Angelica, di Montezuma e del Kamasutra, di Timbuktu e di cristalli naturali che si tramutano in essenze odorose. Chi immaginava, per esempio, che l’ambra è un prodotto biologico del capodoglio, la leggendaria balena bianca di Moby Dick simbolo ecologico della Natura per eccellenza? Così ci siamo stordite di profumi, ma anche nutrite di ricordi e di emozioni letterarie. Ci siamo sentite come Alice nel Paese delle Meraviglie. Abbiamo fatto amicizia con Emilia, che torneremo presto a trovare. E, fuori, ci siamo dette: “Questa sì che è stata un’autentica Festa della Donna”.
Dove per l’occasione c’era
Altrimenti la Cultura diventa Superstizione, e cioé una sequela di pregiudizi che non portano da nessuna parte. Impossibile non pensare alla Politica di questi giorni, fatta di contrapposizioni che per adesso sembrano senza sbocchi positivi. Occorre imparare dai propri errori, magari per sbagliare ancora. Seguendo però la logica e l’onestà del pensiero, come i migliori filosofi ci insegnano.
Patanjali nel suo celebre trattato Yoga-Sutra
Quella forza invisibile grazie alla quale, anche in una città come Milano, negli stessi giorni di marzo a un certo punto fioriscono tanti alberelli rosa disseminati ovunque, e tutti nello stesso momento. Un mistero.
Ieri ho ricevuto richiesta di amicizia Fb da