«Caro direttore,
non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l’articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti.
E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all’interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice «non c’è problema », non gira la testa dall’altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com’è andata concretamente a finire.
La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all’assassinio di Giovanni Falcone, l’esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l’immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d’uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato “imposto da Pannella”. Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l’infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.
Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituziona-lità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica nel corso di tanti anni sull’intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell’agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituzionalità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.
Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell’iter che l’ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra italiana siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.
Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l’alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.
Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.»
(Repubblica, 22 aprile 2013)
L’ideogramma cinese della parola Crisi contiene anche il simbolo dell’Opportunità: non solo la catastrofe quindi, ma anche l’occasione di superare una situazione pericolosa creando qualcosa di nuovo. Allora: siccome da almeno un lustro stiamo attraversando la peggiore crisi che si ricordi a memoria d’uomo, e dato che i nostri politici stanno facendo finta di niente imponendo scelte impopolari e sbagliate anche dal punto di vista economico, forse è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e di darsi da fare. Parola magica: rigenerarsi. Come? Cominciando in fretta a progettare il futuro.
«Smettiamola di chiamarla crisi. Chiamiamola con il suo nome: ingiustizia sociale» ha affermato Gino Strada in televisione qualche giorno fa. Come ne usciamo? Proprio
Sul Sole 24Ore una tabella che è come una bastonata in testa: perché di teste si parla, e anche di cervelli (di tutte le età!) che da molti anni sono costretti a scappare all’estero per impiegare i loro talenti.
Anche a Milano è successo: si è compiuta la scelta miope di licenziare il primo Assessore alla Cultura che stava restituendo anima a una Città imbruttita da troppi anni di Amministrazione incolta e ignorante: una persona colta, preparata e capace di fare scelte politiche virtuose (
In tanti anni di guida in città ho notato una regola che sembra magica ma non lo è: se ti senti a posto con te stesso, se possiedi un po’ di serenità e di equilibrio, girare in macchina a Milano non è un’esperienza spiacevole come ci si aspetterebbe. Se ti senti bene, succede che all’incrocio, al semaforo, gli altri ti riconoscono la precedenza, rallentano, qualche volta accade persino che ci si scambi un sorriso. Purtroppo vale anche la regola opposta, la più diffusa: ti taglio la strada, ti supero, poi rallento, mi metto sulla corsia sbagliata della svolta a destra ma non mi importa se ti intralcio; oppure so che avresti la precedenza ma me ne frego, perché vado più veloce e quindi sono più furbo. Protetto nel mio personale abitacolo, pronto a scattare facendo gestacci, non capisco che tale atteggiamento è utile solo a star male e a far star male gli altri. Con l’ulteriore effetto collaterale che magari ogni tanto qualcuno scende con il cacciavite, e allora la delinquenza assume risvolti più pulp.
«Unica chiave generale: l’odio. Dentro fuori sopra sotto – la colpa è di tutti tranne che di colui che al momento sta urlando più forte il suo odio, con immane certezza.» scrive Giovanna Nuvoletti nel suo
«Un guazzabuglio (post)moderno!»,
E per associazione di idee, appunto, quello che insegnava Platone, allievo di Socrate e maestro di Aristotele, quasi 2500 anni fa? Rileggiamo, anche all’infinito, le Idee di Platone e il
Perché Auguste non è un maggiordomo qualsiasi, è il servitore di Honoré de Balzac, protagonista del romanzo Memorie di un fedele servitore. Qual è il segreto che lo ossessiona? Ce lo racconta, ma le parole per dirlo mettono paura. Fanno precipitare fin dalle prime pagine in un intreccio di comédie humaine, dramma shakespeariano e tragedia greca: una tragédie humaine che percorre tutto il libro, inseguendo un mistero.
Fino al compiersi di un destino beffardo (e ineluttabile!) che si svelerà alla libreria Feltrinelli di via Manzoni venerdì 12 aprile, mese crudele proprio come la storia di Auguste. Ne leggerà alcuni brani Elia Schilton, perfetto interprete postmoderno anche dei tormenti di Auguste. Con lui l’autrice Rosa Romano Toscani (scrittrice e psicoterapeuta fondatrice della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica) e Gabriella Ledda, giornalista del Corriere della Sera. Ci vediamo lì.
10 uomi saggi (molto poco presentabili) incaricati di fare riforme che finora gli stessi uomini non hanno saputo e tantomeno voluto fare. Le donne escluse, perché l’Italia è un Paese only for men: come le riviste Playboy o Playmen che si usavano una volta, soppiantate oggi dal più fertile mercato del porno sul web. Qual è il messaggio forte e chiaro? Che l’Italia è e deve rimanere all’80° posto del
Allora, continuando con le parole di Paolo Conte:
Peccato però che le donne, nel suo infelice discorso, non c’entrassero niente (non è vero,
Sempre i miei meravigliosi maestri di scrittura Crovi e Pontiggia (dei quali ho già parlato 


E tra le 7 donne della nuova Giunta leggo nomi di continuità come Viviana Beccalossi del Pdl (MSI, Alleanza Nazionale, Fratelli d’Italia), già assessora all’agricoltura nella giunta di Roberto Formigoni, adesso al Territorio. Come Valentina Aprea, già sponsorizzata da Iva Zanicchi e sostenitrice della Dote Scuola nelle scuole paritarie: dunque, confermata all’Istruzione. Poi c’è Paola Bulbarelli (che ha spodestato Paola Ferrari proposta dalla Santanché, almeno quello), sempre in quota AN però: è stata presidente dell’Aler, a Mantova, e quindi assessorato alla Casa. Della Lega invece Maria Cristina Cantù, già direttrice generale dell’Asl di Monza Brianza (vengono in mente i famosi Ministeri..), Claudia Terzi, bergamasca (e quindi in linea di continuità con il precedente assessore Pdl orobico Marcello Raimondi). Infine Cristina Cappellini (donna di partito cresciuta negli staff ministeriali di Bossi e Calderoli), e Simona Bordonali (bresciana già segretaria cittadina del Carroccio e capogruppo in Consiglio Comunale). Se ho capito bene tutte nomine di apparato, insomma. E se guardate le foto, le nuove assessore sono tutte abbastanza bellocce, modello Carfagna o Biancofiore per intenderci.
Benvenga la prestanza fisica, purché non si tratti di un prerequisito fondamentale (solo così si spiegherebbe la tentata candidatura di Paola Ferrari), perché allora viene il dubbio: un cocktail di apparato e stereotipi femminili? In questo caso, c’è ben poco da esultare. E ciliegina sulla torta: il nuovo segretario generale del Pirellone sarà l’ex vicepresidente Andrea Gibelli,